Quante volte ci domandiamo, andando a trovare un amico malato, se sia opportuno, che comportamento tenere. Quante domande: gli farà piacere? Gli darò fastidio? Cosa gli dirò? Di cosa non dovrò parlare?

Questa, e mille altre, sono le riflessioni emerse dal lavoro di decine di bambini e ragazzi che hanno partecipato al concorso artistico letterario indetto dall’associazione conGiulia nell’anno scolastico 2014/15. Le opere sono state esposte a partire dal mese di Dicembre, come vi avevamo raccontato in questo articolo; la mostra si sta per concludere, e ha lasciato il segno.

Il tema indaga sulla possibilità di trovare qualcosa di positivo anche nel momento della malattia. Può un periodo così difficile della propria vita, rivelarsi un’occasione di crescita? Quali strumenti per affrontarlo con serenità?

La mostra va avvicinata con cautela e rispetto, va scoperta un po’ alla volta, senza superficialità; e con un piccolo trucco fotografico: lo zoom. La visione collettiva, corale, offre un colpo d’occhio allegro, colorato: i vasi disseminati lungo la Hospital Street, gli “stendipanni” nelle aiuole, le lavagne classiche di scuola, il grande murales nei pressi di torre 6. Poi la sorpresa nello “zoom”: avvicinandoti alle opere, scoprendole una per una, spulciando fra le poesie, i disegni e i pensieri su carta, la mostra si fa più intima, profonda, sorprendente. I bambini ti catturano, ti prendono per mano e ti raccontano i loro pensieri.

E scopri che alcuni ragazzi riescono persino a ringraziare la malattia, perché è stata occasione per apprezzare le piccole cose della vita, quelle di cui ti accorgi solo quando ti mancano improvvisamente. La malattia offre la possibilità di capire quali siano le cose importanti, e distinguerle da quelle illusorie. E’ la riscoperta del silenzio, e scoprire quanto il silenzio faccia paura a tutti, mentre lo riempiamo con tanto rumore inutile. La malattia è capire che nulla è scontato, è guardare le cose con occhio nuovo. La presenza della propria famiglia, il sorriso di un’infermiera, il passaggio improvviso di un medico, il sorriso di un volontario, la visita di un amico di scuola.

E su tutto, è stare insieme: tutti alla fine, nel vedersi malati, nella lotta quotidiana contro la sofferenza, parlano della vicinanza – o lontananza – di qualcuno. Insieme, dicono, ce la possiamo fare. Noi che, come volontari, abbiamo deciso di stare accanto ai bambini e ai ragazzi ricoverati, siamo particolarmente colpiti e ci sentiamo vicini ai ragazzi che hanno partecipato a questo concorso. E torniamo all’inizio: anche noi ci facciamo mille domande: darò fastidio? Sarò delicato? Cosa gli dirò? Questi ragazzi, con la loro visione profonda e piena di energia, ci aiutano a dare una risposta.

 

Adesso penso che ogni momento è prezioso.
Adesso penso che ogni gesto è un dono.
Adesso penso che ogni sogno è da realizzare.
Adesso penso che sono una persona speciale.
(Samuele)